Progettare città cooperative post-COVID-19.
Mettendo a valore gli sforzi compiuti nell’Economia Sociale
Vogliamo che in tutta Europa le conoscenze attuali, le raccomandazioni politiche e le risorse finanziarie siano volte al rafforzamento delle pratiche di economia sociale e solidale*. Questa è per noi la via da percorrere per non lasciare indietro nessuno.
É attualmente in corso il dibattito fra gli Stati membri dell’Unione Europea e il Parlamento Europeo in merito alla scelta degli strumenti adottare per orientare gli investimenti, e definirne le condizioni. Il tema è fondamentale, ma siamo anche consapevoli che per una questione simile le tempistiche di risoluzione possono essere lunghe, un lusso che tante persone in Europa non possono permettersi.
Suggeriamo quindi di fare da subito alcuni passi per mettere a valore gli sforzi compiuti fino ad ora:
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FRAMEWORK.
Negli ultimi anni l’Unione Europea ha investito molte energie nell’elaborazione dell’Agenda Urbana, mettendo a punto piani d’azione dettagliati a partire dai temi chiave dello Sviluppo Sostenibile dell città. Bisognerebbe valorizzare le raccomandazioni indirizzate a rafforzare l’economia sociale.
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AZIONI PILOTA
Bisognerebbe attuare in tempi rapidi, come banco di prova, le azioni-chiave definite nell’ambito dei partenariati dell’Agenda Urbana – che si occupa direttamente delle sfide sociali ed economiche più urgenti in una prospettiva di economia sociale e solidale. A questo dovrebbero essere destinati, quindi, gli strumenti di finanziamento e di supporto, come già sta accadendo con il Programma UIA-Urban Innovative Actions.
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CAPACITY BUILDING
Il capacity building degli stakeholder in ambito di economia sociale può essere garantito da programmi europei come URBACT, Urban Innovative Actions e JPI Urban Europe, che potrebbero fare da cluster delle conoscenze sviluppate finora.
Questo Manifesto offre una panoramica degli elementi strategici per il consolidamenteo dell’economia sociale e solidale in Europa, in termini di dotazioni finanziarie e materiali, attraverso: Better Knowledge, Better Policy e Better Funding.
Il Manifesto, sottoscritto attualmente da molte organizzazioni di tutta Europa, vuole essere un punto di partenza per il dialogo e le azioni da intraprendere.
PERCHÉ L’ECONOMIA SOCIALE E SOLIDALE
Durante la crisi seguita al COVID-19 abbiamo visto in tutta Europa innumerevoli organizzazioni di cittadini, spesso in sinergia con autorità e imprese locali, sviluppare pratiche di solidarietà sociale. Queste iniziative si sono dimostrate, in molti casi, servizi essenziali che hanno svolto funzioni di assistenza sociale per i soggetti emarginati delle nostre comunità. La maggior parte di questi interventi, tuttavia, introdotti o rafforzati a causa dell’attuale emergenza sanitaria, si sono svolti per lo più su base volontaria e sul lungo periodo sono evidentemente poco sostenibili da molti punti di vista. Rispetto alle imprese for-profit abbiamo riscontrato, inoltre, una maggiore resilienza da parte delle imprese sociali nel corso della crisi. Sono lezioni di cui dobbiamo fare tesoro, queste, per essere in grado di progettare post-COVID-19 delle città cooperative.
Nel corso del lockdown la rivista Cooperative City, che si occupa di pratiche urbane partecipative in Europa, ha lanciato una serie di webinar pubblici – a cui hanno preso parte Comuni, organizzazioni di cittadini, attori privati e ricercatori – per individuare le questioni più urgenti e le possibili soluzioni per superare la crisi. La drammatica crisi sanitaria è, infatti, solo la punta dell’iceberg dell’impatto socioeconomico che avrà il Coronavirus sulla nostra società. A livello mondiale infatti mezzo miliardo di persone combatte contro la povertà a causa dell’epidemia COVID-19. Si stimano circa 45 milioni di posti di lavoro a rischio in Unione Europea**. Ma in Europa esistono oltre 2 milioni di imprese improntate all’economia solidale, e queste rappresentano il 10% del fatturato complessivo delle imprese UE. Più di 11 milioni di persone – il 6% ca dei dipendenti dell’Unione Europea – lavorano in imprese dell’economia sociale. E di queste fanno parte in Europa fino a 160 milioni di persone. Sebbene si presenti giuridicamente con forme diverse e abbiano un ampio spettro di obiettivi di settore – dall’attività agricola e finanziaria, al turismo o alla ristorazione – le imprese sociali hanno tutte a fondamento della loro attività imprenditoriale una missione di solidarietà.
Di fronte all’imminente crisi economica e sociale, vogliamo che l’Europa supporti l’economia sociale e solidale, che colga l’opportunità di garantire la sostenibilità economica di chi si trova già in condizioni di povertà, o è ad alto rischio.
Queste proposte non sono nuove nell’ambito dell’Unione Europea, che ha investito ampiamente nell’implementazione del capacity building, nel miglioramento delle policy e nell’aumento degli stanziamenti economici: ma ora è arrivato il momento di attuare quelle idee, e di farlo in tempi rapidi, supportandole con le risorse finanziarie necessarie.
BETTER KNOWLEDGE
L’imprenditoria sociale è un fattore chiave per il rafforzamento dei gruppi sociali più fragili, è quindi necessario favorire investimenti e capacity building in questa direzione. É fondamentale che amministrazioni cittadine e stakeholders provenienti da contesti di cittadini, privati o di ricerca, siano in possesso degli strumenti e delle conoscenze adeguate nell’ambito dell’economia sociale per poter lavorare insieme e affrontare le sfide dei territori. In Europa esistono attualmente interventi di grande impatto in settori come la sovranità alimentare, il reinserimento lavorativo di gruppi emarginati nel turismo o in ambito culturale, o nei servizi educativi community-based. Proprio il rafforzamento degli interventi nell’ambito dell’economia sociale consente, quindi, la diffusione di buone pratiche, come quelle sviluppate da URBACT e UIA. Dovremmo inoltre prestare attenzione, per la sua importanza, al monitoraggio dei tessuti economici, favorendo la valutazione dell’impatto sociale dei progetti urbani orientati al sociale.
BETTER POLICY
Per promuovere iniziative solidali in grado di consolidare il tessuto democratico della società è necessario assicurare il sostegno politico alle pratiche mutualistiche, che si sono dimostrate fondamentali durante il picco negativo della crisi. Abbiamo finalmente l’occasione di definire e innovare le politiche pubbliche per congiungere i diversi segmenti della catena di produzione del valore, garantire un’equa redistribuzione dei riconoscimenti e delle risorse finanziarie. Questo è particolarmente evidente nell’ambito del settore agro-alimentare (si veda la Food Policy del Comune di Milano), in cui vengono coordinati fra loro produttori e consumatori grazie a un sistema di infrastrutture di proprietà pubblica fatto da aziende agricole, imprese di distribuzione, mercati, etc. Grazie alla rapida diffusione dei servizi di consegna di cibo a domicilio, ad esempio, ristoratori e lavoratori possono unire le loro forze con quelle dei consumatori e unificare le richieste – condizioni di lavoro più giuste e la condivisione di una quota maggiore del profitto delle maggiori aziende di food delivery.
BETTER FUNDING
Per sostenere le iniziative di economia sociale e solidale che nel corso della crisi COVID-19 si sono dimostrate fondamentali per il mantenimento della coesione sociale, è necessario attivare fondi di solidarietà, sovvenzioni o fondi rotativi. Rispetto ai contribuiti per le start-up di imprenditoria sociale: l’esperienza del sistema di sovvenzioni Bip/Zip di Lisbona o le sovvenzioni solidali della European Cultural Foundation mostrano come importi inferiori ai 50.000 euro/per iniziativa siano un potenziale sufficiente a creare posti di lavoro e a contribuire alla vivacità sociale ed economica locale. Supportare le aziende più piccole orientate alla creazione di valore sociale vuol dire avere l’opportunità di salvare le imprese esistenti dal fallimento e da una possibile acquisizione da parte di aziende più grandi, uno scenario altamente probabile nelle condizioni attuali. Una maggiore diffusione di strumenti finanziari*** come il Community-Led Local Development (CLLD) rappresenta un’opportunità di consolidamento non solo della disponibilità economica, ma anche di rafforzamento delle competenze e dell’impatto politico delle iniziative di economia sociale e solidale. “Better Finance” non significa solo più liquidità finanziaria, ma anche investimenti nel capitale materiale e umano volti a favorire l’accesso agli spazi e a garantire condizioni di lavoro più etiche.
Agibilità dello spazio.
Affinché le pratiche di economia sociale prendano piede e abbiano un impatto, è necessario garantire l’accessibilità agli spazi disponibili e sottoutilizzati, e ai terreni inutilizzati nelle città. Se vogliamo assicurarci che anche i cittadini meno abbienti possano accedere a cibi sani, ad esempio, si può offrire supporto distribuendo vouchers, oppure dando vita a orti pubblici di comunità. Se vogliamo sostenere gli spazi e le imprese sociali, possiamo farlo abbassando il costo degli affitti e favorendo rimborsi per le riqualificazioni, soprattutto degli edifici sottoutilizzati o abbandonati.
Condizioni di lavoro più eque.
Grazie a interventi di economia sociale e solidale gli strati più emarginati della società possono tornare ad essere incluse, stabilendo condizioni di lavoro più giuste. Nel corso della crisi seguita al COVID-19 alcuni settori lavorativi in tutta Europa – come l’agricoltura, il turismo, la cultura, etc. – sono stati maggiormente colpiti dall’emergenza a seguito della precarizzazione delle condizioni contrattuali. É quindi necessario stanziare investimenti per questi lavoratori e lavoratrici che rischiano di finire in condizioni di povertà con l’inasprirsi della crisi in corso. I sindacati, inoltre, hanno un ruolo importante e devono riconquistare il loro potere di advocacy ed essere la voce di quei lavoratori/trici che corrono il rischio di essere lasciati indietro.
Se come singolo o organizzazione ti riconosci in questo Manifesto, ti invitiamo a firmarlo e a impegnarti per lo sviluppo e il rafforzamento in Europa dell’economia sociale e solidale, per favorire l’inclusione sociale e la crescita economica delle città cooperative post-COVID-19.
Note
* Nel 2011 la Commissione Europea ha lanciato la Social Business Initiative (SBI) che ne dava la seguente definizione: “L’economia sociale e solidale si compone di imprese, associazioni o cooperative il cui obiettivo prioritario è avere un impatto sociale piuttosto che realizzare profitto a favore di proprietari o azionisti. Essa opera sul mercato attraverso la produzione di beni e servizi in forma imprenditoriale e innovativa, e destinando i propri utili principalmente alla realizzazione di obiettivi sociali. È gestita in modo responsabile e trasparente, e coinvolge dipendenti, clienti e altri soggetti interessati dalle sue attività commerciali”.
** Pouliakas, K., Branka, J., 2020, EU JOBS AT HIGHEST RISK OF COVID-19 SOCIAL DISTANCING, is the pandemic exacerbating the labour market divide?, in “Working paper series”, European Centre for the Development of Vocational Training (CEDEFOP), n. 1, maggio 2020.
*** Come lo Stadmakersfond lanciato da STIPO e Stadkwadraat, con il ruolo di intermediario fra cittadini/placemakers e investitori.
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