Magazine     |    Organisation

Coopearative City in Quarantine #10: MOBILITA’ – IT

La crisi Covid sta cambiando la nostra vita, e la mobilità è certamente fra i temi più caldi – nonché una delle sfide più importanti del cosiddetto “ritorno alla normalità”. Ora che stiamo lentamente uscendo dalla quarantena, la grande sfida è legata al modo in cui ci muoviamo nelle nostre città e a come farlo in modo sicuro e sostenibile. Se da un lato si ha paura di prendere i mezzi pubblici e si prevede un picco di utilizzo delle auto (per chi se lo può permettere), dall’altro in molte città, d’Europa e non solo, sta aumentando lo spazio disponibile per piste ciclabili e strade pedonali. In questo episodio di Cooperative City in Quarantine ci siamo interrogati sulle opportunità che offre la situazione attuale rispetto a una mobilità accessibile e sostenibile per tutti.

Daniela Patti, Urbanista e ricercatrice di Eutropian e Domenico Schillaci, Co-fondatore di PUSH (Palermo), hanno moderato il Panel dedicato alle sfide della mobilità, presenti e future. Hanno contribuito al Panel:

  • Patrizia Marani –  Coordinatrice di URBACT (Comune di Parma, IT)
  • Mona Jabbari – Ricercatrice di JPI Urban Europe, Università del Minho (Braga, Portogallo)
  • Antonio Solinas – di GreenShare (Cagliari, IT)
  • Domenico Schillaci – di PUSH, Laboratorio di Innovazione di Palermo che sta sviluppando nuove soluzioni per la mobilità. (PUSH ha elaborato un’indagine relativa alla mobilità, raggiungendo quasi 1500 persone. I risultati mostrano che circa il 50% degli intervistati non avrebbe problemi a lavorare da casa, qualora fosse possibile; e la coscienza ambientalista è in aumento, cresce infatti il numero di persone che preferiscono utilizzare il bike o il car sharing piuttosto che la propria auto).

Quali sono le sfide maggiori che le città si trovano ad affrontare in questo momento in termini di mobilità e soddisfazione dei bisogni della popolazione?

 

Patrizia  Marani – Il nostro ultimo Progetto, Thriving Streets, consiste di una Rete di 10 città europee che si occupano di mobilità e spazi pubblici. Fin dall’inizio dell’epidemia di Covid-19 la nostra attenzione si è focalizzata anche sull’impatto della crisi sulla mobilità sostenibile. Il nostro obiettivo è studiare il rapporto fra sviluppo economico e sviluppo sociale della città, e il modo in cui questi aspetti sono connessi alla questione della mobilità. La mobilità è una questione che si trova al crocevia fra diversi aspetti delle politiche urbane: per questo la monitoriamo e cerchiamo di promuoverne la relazione con temi quali l’accessibilità, l’inclusione sociale e il divario di genere, ad esempio. Considerando i rischi del periodo che stiamo attraversando, come possiamo garantire ai cittadini il diritto alla mobilità assicurando loro, al tempo stesso, la sicurezza? In un momento in cui tutti si aspettano l’aumento di utilizzo delle auto, come possiamo supportare la prospettiva della mobilità sostenibile? Questo Progetto è per noi l’opportunità di sperimentare e fornire risposte ai nuovi bisogni delle città e dei cittadini.

Foto (c) JPI URBAN EUROPE

Mona Jabbari Smart Pedestrian Net è un Progetto in via di sperimentazione nelle città di Porto e Bologna che ha l’obiettivo di essere una guida per le politiche di trasporto urbano. Riteniamo la pedonalità uno degli aspetti essenziali delle città ‘intelligenti’, sostenibili e inclusive. Nel corso di questo lockdown lo stile di vita dei cittadini è cambiato in modo radicale e le persone vivono il trasporto pubblico come qualcosa di meno affidabile e sicuro. Per la maggior parte di loro andare a piedi, oltre all’uso della bicicletta, è sicuramente il modo più semplice e privo di pericoli per spostarsi in città. Quanto alla pedonalità, uno dei problemi principali è dovuto al fatto che l’accesso pedonale è generalmente favorito nei centri città, mentre pochissimi o nessuno è il collegamento pedonale diretto con le aree periferiche, e nelle città. Come cittadini, amministrazioni e stakeholder dobbiamo riconoscere il valore della mobilità pedonale e la necessità di investire su questo tipo di reti, che rappresentano una risposta alla sostenibilità, alla salute e alla tutela dell’ambiente. Tenendo conto di tutto questo, stiamo lavorando a ridisegnare le politiche urbane sull’accessibilità per favorire la realizzazione di un’infrastruttura pedonale. Tutti sappiamo che la pianificazione urbana moderna ruota attorno all’uso delle automobili, perciò come urbanisti dobbiamo di ripensare le policies e ridisegnarne le linee guida. Per soddisfare al meglio le esigenze reali dei cittadini, nel nostro modello è prevista la loro partecipazione all’ideazione. E, naturalmente, la struttura pedestrian-friendly dovrà andare di pari passo con una rete di trasporto pubblico più efficiente e sicura.

In che modo possiamo collaborare per rendere il trasporto pubblico sicuro, efficiente e sostenibile?

 

Antonio  Solinas – Uno dei problemi principali che ci troviamo ad affrontare da decenni sono le ore di punta, e durante questa crisi Covid-19 gli spazi affollati – e un trasporto pubblico affollato – sono una minaccia per la nostra salute. Se aumentiamo i modi attraverso cui le persone possono spostarsi in città, possiamo rivedere le previsioni e farci un’idea dello sviluppo della mobilità in futuro. La digitalizzazione e le TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione – ICT) possono facilitare la riprogettazione della policy sul tema, mentre le app di e-ticketing, che tracciano e monitorano anche la quantità di utenti, possono sicuramente supportare le amministrazioni pubbliche nel pianificare strategie di trasporto pubblico più efficienti. Un approccio simile, naturalmente, funziona solo se i Comuni promuovono fra gli utenti nuove abitudini sulla mobilità, più sane e più sicure (investendo in piste ciclabili urbane, accesso pedonale, car sharing e bike sharing ad esempio), e aumentano la frequenza di passaggio dei mezzi durante le ore di punta, incoraggiando al contempo lo smart working per evitare assembramenti.

Quali sono le questioni prioritarie per le città nei prossimi mesi?

 

Patrizia  Marani – Con l’epidemia di Coronavirus abbiamo l’occasione di accelerare i piani già in atto. La questione della mobilità è legata strettamente a quella della qualità dell’aria. Purtroppo Parma si trova in una delle zone più inquinate del continente, il che fa della qualità dell’aria un fattore da monitorare, mentre dall’altro lato bisogna investire in nuove soluzioni. Migliorare i servizi di bike sharing, incentivare l’acquisto di biciclette da parte dei cittadini e ampliare la nostra rete di piste ciclabili sono alcune delle iniziative che possono senz’altro ostacolare l’aumento dell’inquinamento in città. Stiamo inoltre lavorando per abbassare i limiti di velocità per gli spostamenti in auto nel centro ì città, e incoraggiare quelli a piedi e in bicicletta. Sono inoltre necessari investimenti per aumentare la frequenza con cui passano i mezzi di trasporto pubblici, e per l’acquisto di autobus e filobus a bassa emissione di Co2. Sono interventi necessari a far sì che le persone si fidino del trasporto pubblico e lascino le loro auto a casa.

foto (cc) Eutropian

Qual è la logica alla base dell’introduzione di zone a bassa velocità?

 

Patrizia  Marani – Questa crisi ha dimostrato che è possibile migliorare la qualità dell’aria anche solo riducendo il traffico di veicoli a motore. Rendendo meno comodo l’uso delle auto private e realizzando, in contemporanea, una rete di trasporti efficiente che includa zone pedonali e piste ciclabili, restituiamo gli spazi collettivi alle persone, che si sentiranno incoraggiate a camminare e a  utilizzare i mezzi pubblici. La gente vivrà la città in modo diverso, più persone saranno per strada e questo porterà un beneficio alle imprese locali, quelle che più hanno sofferto durante il blocco. Abbiamo ancora molto da imparare e siamo aperti allo scambio di pratiche con altre città per far funzionare le cose.

Esistono dei modi per rendere i cittadini più consapevoli dell’inquinamento e del ruolo attivo che possono avere nel risolvere questo problema fondamentale?

 

Mona Jabbari – La Smart Pedestrian Net ha come scopo la valutazione delle condizioni in cui si trovano i pedoni, la stima dei costi e dei benefici della promozione della pedonabilità e lo sviluppo di un nuovo sistema di navigazione. Obiettivi non semplici da raggiungere, e che certamente richiedono tempo, soprattutto in un’epoca in cui tutto cambia di giorno in giorno. Il sistema di navigazione che stiamo sviluppando mapperà tutti i percorsi pedonali, favorendo l’attraversamento pedonale della città nel modo più fluido e rapido possibile, contribuendo a ridurre il traffico e l’inquinamento. Stiamo anche valutando la creazione di un’app che invii degli alert agli utenti se si trovano in spazi sovraffollati, in modo che possano spostarsi rapidamente in zone meno affollate. Per questo però serve del tempo e, soprattutto, la partecipazione di cittadini attivi e lungimiranti, poiché si tratterebbe di testare un modello completamente diverso.

Patrizia  Marani – Installazioni temporanee come le piste ciclabili “pop-up” possono essere d’aiuto ai cittadini nel comprendere l’impatto ecologico delle nuove soluzioni sostenibili, e rendere le sperimentazioni transitorie più efficienti e permanenti. Se guardiamo alla crisi da un punto di vista costruttivo, abbiamo davanti a noi una grande opportunità per testare nuovi approcci alla mobilità e migliorare la qualità della vita.

Strade floride: Corsi di ciclismo a Santo Tirso – foto del Comune di Santo  Tirso

Le aziende di trasporto e i Comuni possono trarre dei benefici dall’utilizzo delle TIC nel gestire il flusso di persone? E i cittadini possono davvero modifcare le loro abitudini?

 

Antonio  Solinas – La nostra azienda è attiva soprattutto rispetto a soluzioni di smart ticketing e carpooling per le imprese private. Ma incoraggiando un approccio intersettoriale e multidisciplinare che coinvolge educatori, psicologi e sociologi, i Comuni possono conoscere i bisogni reali delle persone. Nella nostra missione aziendale c’è anche la creazione di un ecosistema urbano in cui trasporti pubblici e privati lavorino in sinergia. Vorremmo fare un controllo incrociato dei dati delle aziende di trasporto pubblico e privato per identificare le lacune e ideare nuove soluzioni. Ad esempio, l’adozione di un biglietto unico per il trasporto pubblico e per i servizi privati (come car o bike sharing) incoraggerebbe le persone a non prendere la propria auto e a muoversi utilizzando i mezzi pubblici e comunitari, riducendo così traffico e inquinamento. Si agevolerebbe la mobilità.

Per prevenire una ricaduta dell’epidemia da Coronavirus, si possono utilizzare App di  tracciamento dei contatti per evitare che in troppi si prenda lo stesso mezzo? Ed esistono delle App che possono aiutare gli utenti a compiere scelte sicure e improntate al distanziamento fisico?

 

Antonio Solinas – Anche se abbiamo una tecnologia piuttosto avanzata, oggi ancora non è fattibile implementare sistemi di questo tipo, perché tutti dovrebbero utilizzare costantemente queste App e i dati dovrebbero essere sottoposti a controlli incrociati continui. Per i Comuni mi sembra più fattibile un sistema di rilevamento della posizione: conoscendo il numero di cellulari presenti su un autobus, ad esempio, potremmo calcolare il numero di persone che si trovano nello stesso spazio e quanto ne resta disponibile.

Guarda il video completo:

Share this:

Subscribe to our joint NEWSLETTER for EUTROPIAN & COOPERATIVE CITY MAGAZINE

sub-mail-grey