Cooperative City in Quarantine #3: CULTURA– IT

Episodio # 3: Sfide e soluzioni potenziali per il settore culturale

Viviamo tempi difficili, siamo spaventati e isolati nelle nostre case. E tuttavia in tanti hanno chiamato a raccolta le loro energie e avviato iniziative in supporto alle nostre comunità, malgrado tutte le complessità. Con Cooperative City in Quarantine vogliamo raggiungervi con queste storie, condividere speranze e ispirazione per affrontare le sfide attuali e progettare un mondo migliore, in vista della fine di questa emergenza.

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La pandemia di Coronavirus sta provocando danni enormi, a livello fisico e psicologico, in tutti i campi della vita. Attualmente circa 8 milioni di persone in Europa lavorano nel settore culturale. Con il diffondersi del COVID-19 e l’estensione delle misure di blocco delle attività, diviene sempre più evidente il grave colpo subito dal  settore creativo, non in ultimo per la mancanza di un supporto economico adeguato.

Quali sfide stiamo affrontando adesso e cosa ci attende? Quali iniziative possiamo mettere in campo per sostenere la “comunità dei creativi”, che già prima dell’emergenza lottava duramente per il proprio sostentamento? E come possiamo assicurarci di mettere a frutto la lezione di quest’esperienza per il dopo, quando l’emergenza sarà finita, e raccoglierne il meglio?

Il 3 aprile 2020 Daniela Patti (Roma) e Bahanur Nasya (Vienna), managers ed esperte di comunità di Eutropian, hanno moderato la terza sessione di Cooperative City in Quarantine, in una diretta dedicata al settore culturale e a come sta affrontando questa crisi, che ha visto fra gli ospiti lavoratori del comparto cultural provenienti da diverse parti dell’Europa, e non solo.

Abbiamo raccolto dei contributi video in cui emerge con evidenza il fatto che questa condizione di emergenza ha avuto un impatto nella vita quotidiana di numerosi lavoratori della cultura. Ad esempio Işin Önol – docente, curatrice e critica d’arte presso la Montclair University di New York – racconta di come ha contratto il virus poco prima dell’interruzione delle attività della sua facoltà; e di come, sebbene ora si sia fortunatamente ripresa, si trova a proseguire l’insegnamento attraverso la “didattica a distanza”.

La compromissione della salute fisica è, purtroppo, solo uno dei pericoli a cui la pandemia di COVID-19 espone le persone: come molti altri, Phil Moran –  del FFAB Film and TV di Vienna – racconta di come sta affrontando le attuali difficoltà dovute alla sospensione della maggior parte degli incarichi. Il regista viennese Yilmaz Vurucu, della piattaforma di artisti Xsentrikarts, sottolinea come nelle scorse settimane siano stati concessi dei fondi per le attività nell’emergenza a molti operatori culturali di diversi paesi, ma sia difficile accedervi in modo rapido a causa di un sistema burocratico lento e incapace.

Andrea Kovács, fondatore di LET IT BE! Art Agency di Budapest, ritiene questo il momento giusto per le istituzioni culturali di ripensare l’intero sistema, per sopravvivere. Sottolinea come la questione più significativa sia l’emergere dello “spazio digitale” come nuovo “spazio performativo”: artisti dello spettacolo dal vivo ed espositori hanno quindi bisogno di misure economiche adeguate per la messa in sicurezza della loro vita, che gli consentano di reinventare il proprio lavoro. La maggior pare di loro, infatti, ha perso immediatamente ogni fonte di reddito sin dall’inizio del blocco. L’attuale sistema – afferma – non è più sostenibile: se la cultura è il campo creativo dell’attività umana per eccellenza, questo è il momento per gli operatori culturali di ripensare il significato stesso di ‘cultura’, trovando il modo di collaborare fra loro il più possibile.

Take a seat: performance in streaming online di Frenák Pál Társulat

Marta Silva, Direttrice di Largo Residencias (Lisbona) concorda sul fatto che il sistema culturale è uno dei settori in cui più debole è il sistema di protezione sociale, e che i governi non hanno fatto abbastanza per proteggere i lavoratori già in passato, e adesso meno che mai. Nonostante gli artisti abbiano generosamente reso disponibili gratuitamente molti eventi online, le loro condizioni di sopravvivenza sono sempre più oggetto di dibattito. Le politiche in questo settore devono cambiare, questa è la conclusione, e quanto prima.

D’altra parte, per quanto sia complessa e insoddisfacente la situazione relativa alla protezione sociale dei lavoratori in Europa, questo momento senza precedenti ha un profilo assai diverso all’estero. Così Anikó Erdősi, Curatore e attualmente Direttore della Donald Ellis Gallery di New York, osserva come il settore culturale negli Stati Uniti sia quello con il profilo maggiormente capitalistico, rispetto al contesto europeo: qui i finanziamenti alla cultura provengono per la maggior parte da fonti private, avendo quasi del tutto natura filantropica ed essendo molto più dipendenti dalle dinamiche di mercato. Nelle ultime settimane anche qui è accaduto qualcosa di simile a quello che è successo altrove: in molti hanno perso il lavoro, sia le piccole che le grandi organizzazioni sono andate in sofferenza. “Le istituzioni maggiori” – osserva – “non hanno licenziato i loro dipendenti, mentre quelle più piccole hanno interrotto tutte le attività, essendo totalmente dipendenti dall’economia dei concerti. Molti lavoratori della cultura hanno solitamente un’attività che svolgono di giorno ma, mano a mano che si sono estese le misure di blocco, la maggior parte di loro ha perso il proprio posto di lavoro da un giorno all’altro. La città di New York ha una lunga storia di organizzazione sociale, e molte associazioni senza scopo di lucro hanno iniziato a mobilitarsi per questa situazione, ma la problematica si sta estendendo progressivamente e le risorse stanziate non sono sufficienti a mettere tutti in sicurezza”.

Ma qual è la situazione nelle città europee che stanno aumentando il loro investimento in cultura, riconoscendola come risorsa decisiva?

Daniela Patti – “Tornando in Europa, e precisamente in Italia, vorrei chiedere a Fabrizio Barbiero (Public Manager presso il Comune di Torino) qual è il suo punto di vista su questi temi, sul piano personale e rispetto al ruolo del Consiglio xomunale”.

Fabrizio Barbiero – “É tutto chiuso e non è facile trasformare attività culturali che si svolgono “fisicamente” in attività “virtuali”. È tutto molto strano perché ci troviamo di fronte a un fenomeno che è una guerra ma non è una guerra, non si può scappare dal Covid-19. Bisogna fermarsi e stare a casa. È molto strano, è difficile immaginar il futuro. Bisogna fermare “solo” una pandemia, ma nessuno sa quando accadrà. Il settore culturale rischia una battuta d’arresto che potrebbe durare anche un anno o più, considerando che tutti i progetti sono stati interrotti.

La questione più seria è come evitare di pagare i costi fissi, che sono alti. Stiamo ricevendo molte richieste da parte di persone in difficoltà che sono costrette a interrompere il pagamento degli affitti, altrimenti si troverebbero letteralmente a morire di fame. Dovrebbero esserci strategie governative, nuove e rapide, su iniziativa nazionale e dell’Unione Europea, poiché abbiamo bisogno di entrambi, dell’UE come del continente europeo nel suo insieme. Bisogna capire che si tratta di un problema comune”.

Daniela Patti – “Dove, ma soprattutto come, un Consiglio comunale può essere d’aiuto nell’agire rapidamente, considerando che dovrà superare diversi impedimenti burocratici? Come vedi l’interazione tra le fondazioni e il governo?”

“Personalmente non ho una risposta certa. In realtà non abbiamo ancora avuto il tempo di comprendere interamente la situazione. Non eravamo assolutamente preparati per questo. Il settore culturale è diventato una risorsa molto importante per la nostra città. Molte organizzazioni culturali stanno cercando di promuovere esperienze ‘virtuali’ per continuare a svolgere il proprio lavoro e portare avanti il proprio compito, ma ad oggi è difficile ragionare sul futuro. Ci troveremo ad affrontare una crisi non solo in termini di salute ed economici, ma anche culturale. Finita la pandemia, ci sveglieremo in un mondo molto diverso e dovremo scoprire in che modo la cultura sarà uno strumento utile a mantenere il legame fra le persone, a favorire l’aiuto reciproco e la ricostruzione delle relazioni sociali”.

Bahanur Nasya – “Ragionando su scala più ampia, la European Cultural Foundation (ECF) è attiva non soltanto in Europa, ma in tutto il mondo, in particolare nelle aree in cui il settore culturale ha sempre dovuto affrontare delle sfide per affermarsi – come l’Africa, ad esempio. Come leggete questo scenario e quale contributo potrebbe dare l’ECF?”

Nikola Pucarevic (Amsterdam)

“Nell’Unione Europea molti paesi non hanno ancora iniziato a occuparsene (Italia, Slovacchia), come anche, naturalmente, al di fuori di essa (ad esempio la Serbia). In Finlandia le fondazioni culturali hanno già iniziato a mettere in comune le risorse, fornendo assistenza sia attraverso l’iniziativa di governo che mediante aiuti privati. E ci sono state anche molte iniziative locali di natura spontanea, ovviamente.  È decisamente evidente che il COVID-19 sta avendo un impatto economico sul settore, e ci sarà una ricaduta. Se è vero che stiamo imparando a passare dal piano “fisico” a quello “digitale”, d’altra parte questo processo richiede senz’altro più tempo e una pianificazione, e deve essere compensato economicamente. L’ECF offre pacchetti di aiuti e benefici anche al di fuori dell’UE; tuttavia non sono ancora note alcune conseguenze del COVID-19 relativamente all’attuazione di quei programmi a breve e lungo termine che influenzeranno la cooperazione culturale globale. La Commissione Europea sta iniziando a mostrare una certa flessibilità rispetto all’aspetto burocratico – il che mette in luce un maggiore livello di solidarietà, che ci proponiamo di incoraggiare ulteriormente.

Violante Torre (Parigi)

“Da un lato sono molti gli interrogativi sull’Ue,  se sia sufficiente in questo momento la sua presenza; d’altra parte osserviamo lo sviluppo di forme di solidarietà transnazionale e di flessibilità da parte del settore culturale, che sta effettivamente concorrendo al supporto di altri settori (come iniziative di raccolta fondi nel campo dei servizi sanitari). Una situazione interessante, ibrida e paradossale, poichè il settore culturale è uno dei più colpiti”.

Quali strategie si stanno mettendo a punto in Europa, da parte di governi o di organismi locali, per rispondere alla crisi nel settore culturale? Abbiamo raccolto alcuni esempi.

Così Livia Filotico, Direttore artistico e Produttore creativo del Moon Festival:

“Nel Regno Unito l’Arts Council e il National Heritage Fund hanno entrambi sbloccato somme ingenti di denaro per progetti volti direttamente al contrasto dell’isolamento sociale e dei problemi mentali che si possono sviluppare nel corso di questa crisi. Musei e organizzazioni più grandi attualmente si stanno focalizzando sulla digitalizzazione. Quello che è un po’ mancato, tuttavia, è l’iniziativa di artisti singoli, piccoli collettivi e  organizzazioni indipendenti nell’escogitare soluzioni proprie”.

Miljenka Buljević, Presidente di Clubture Network e Kulturtreger Association:

“Clubture è una realtà che ha come membri 57 organizzazioni provenienti da tutta la Croazia. Il nostro lavoro si sofferma sulla situazione delle organizzazioni indipendenti, e abbiamo svolto un sondaggio relativo alle conseguenze della crisi da COVID-19 in cui abbiamo coinvolto 33 organizzazioni. I risultati sono stati preoccupanti: oltre 500 eventi e programmi sono stati cancellati. Si tratta di attività che coinvolgono più di 900 persone, che non verranno pagate per il loro lavoro. Sono stati investiti oltre 1 milione di euro ed erano previste oltre 54.000 persone come pubblico e/o utenti. Perfezioneremo il sondaggio e invieremo i risultati al Ministero della Cultura, cercando di fare pressione affinché stanzi degli aiuti per gli artisti freelance. A causa del recente terremoto, fra l’altro, molte organizzazioni di Zagabria dovranno sostenere anche dei costi per danni strutturali. Suggeriremo in questo caso tre tipi di misure riguardanti: 1. i fondi provenienti direttamente dal Ministero della Cultura, 2. i fondi sociali dell’Unione Europea gestiti sempre dal Ministero, e 3. cercheremo di promuovere una collaborazione più stretta con le istituzioni locali, come i comuni”.

Anikó Erdősi

“Negli Stati Uniti si sta pianificando un congelamento degli affitti per 90 giorni, in supporto degli artisti e delle organizzazioni indipendenti. Non dimentichiamo che l’assistenza sanitaria negli Stati Uniti non è gratuita, il che rende l’accesso a questa un privilegio. La New York Art Foundation sta elargendo delle sovvenzioni in sostegno di chi necessita di spese mediche. Da un lato il Governo federale ha risposto molto lentamente e molto debolmente a questa crisi.  Dall’altro a fine marzo si è riusciti a fornire un primo pacchetto di aiuti per le piccole imprese, affinché ne potessero trarre beneficio anche molti operatori culturali. Ma non è ancora abbastanza. Ci sono, però, episodi commoventi relativi ad istituzioni culturali che hanno unito le forze per donare mascherine ed altri supporti medici agli ospedali e agli organismi umanitari. I newyorkesi sono sempre stati molto resilienti e intraprendenti, fa piacere quindi vedere che qualcosa sta accadendo proprio ora. ”

Violante Torre

“La European Cultural Foundation (ECF) è un’organizzazione piuttosto flessibile e rapida, e aiutare è un nostro dovere, fa parte della nostra visione di fondo. Il 6 aprile 2020 lanceremo il Cultural Solidarity Fund per sostenere artisti, organizzazioni e la società civile nel suo complesso. Vogliamo essere di supporto alle idee creative, quelle in grado di trasmettere il valore della solidarietà, pur tenendo presente che per riprenderci dopo la crisi avremo bisogno di iniziative ulteriori e di dedizione. Per ora faremo una call aperta mettendo a budget 1 milione € fino alla fine dell’anno. L’ECF sta lavorando inoltre alla mappatura delle realtà, affinché più persone e organizzazioni possano accedere alle informazioni relative alle iniziative di supporto dei lavoratori del settore culturale”. Maggiori informazioni sulla mappatura qui .

Bahanur Nasya – “Nonostante il settore culturale sia fra quelli più fragili, abbiamo visto come tanti lavoratori della cultura abbiano raggiunto le persone vulnerabili grazie ai loro eventi di raccolta fondi volti a sostenere i servizi sanitari. Mentre affrontano altre questioni sociali. Tuttavia, da una prospettiva interna, il problema principale è che non sappiamo quanto tempo potrà durare il blocco, né sappiamo cosa verrà dopo. I costi di mantenimento delle organizzazioni culturali sono molto elevati, e molti di noi sono a rischio di povertà. Per non parlare dell’enorme perdita dal punto di vista della fruizione della cultura che ne deriverebbe. Bisognerebbe trovare il modo di assicurarsi che questa esperienza consenta di mettere in sicurezza le persone che lavorano in altri ambiti, senza cadere ancora una volta nella trappola di soccorrere il settore finanziario e le aziende più grandi prima di tutelare i lavoratori. Cosa credete ci riserverà il futuro?”

Livia Filotico

“Penso ci sia molta speranza, e la creatività è ben lontana dall’essere estinta. Da quello che sento, si stanno aprendo diverse opportunità sotto forme che solo un mese fa avremmo ritenuto impossibili. E parlo anche di iniziative di cooperazione e di altre che superano gli schemi cui siamo abituati. Personalmente, sono ottimista.

Anikó Erdősi

“Penso che la situazione cambierà. Concordo con Fabrizio quando poco fa ha osservato che ci sveglieremo in un mondo molto diverso e non conosceremo le condizioni in cui si troverà il settore culturale fino a quando non ci troveremo in quella circostanza. Dobbiamo affrontare gli eventi momento per momento, senza mai abbassare la soglia di attenzione rispetto alla questione: come rendere la cultura sempre più sostenibile”.

Daniela Patti – “Qual è il ruolo della pubblica amministrazione e in che modo i comuni possono aiutare il settore culturale in questo momento così delicato? Ne parliamo con Luca Bergamo, Vice Sindaco di Roma ”.

Luca Bergamo – “Possiamo affrontare il problema da diverse angolazioni. In primo luogo, serve un dialogo con il Governo per favorire un miglioramento delle condizioni di sicurezza sociale. Che dovrebbe essere accessibile per tutti. Ma l’Italia, purtroppo, non è ancora a questo punto. Ci sono circa 170.000 lavoratori della cultura freelance che potrebbero essere esclusi dal ricevere sussidi. Vogliamo che il Governo capisca che è necessario aiutare, non possiamo lasciare indietro queste persone.

Per queste ragioni stiamo adottando a livello locale alcune misure relative al rilascio dei fondi. Ad esempio, vogliamo rendere le sovvenzioni più flessibili, cosicché se un progetto si deve interrompere i fondi possono essere utilizzati in seguito, alla ripresa delle attività. Abbiamo, inoltre, una rete molto grande di organismi culturali da mantenere. Possediamo il Teatro Nazionale, il Teatro dell’Opera, 21 musei, sale per concerti, etc. Vogliamo assicurarci che i finanziamenti che abbiamo impegnato per queste strutture rimangano invariati, così da mantenere attività e posti di lavoro”.

Nel corso della discussione e della condivisione di esperienze e punti di vista con i nostri ospiti, abbiamo ricevuto numerosi suggerimenti da parte di chi ci seguiva. Qui alcune iniziative di cui ci hanno parlato.

 In Repubblica Ceca il governo ha in programma di stanziare un sussidio una tantum di  1000 € per i lavoratori della cultura indipendenti. Secondo quanto riferito, il Ministero della Cultura si sta attivando per trovare nuove forme di supporto per il settore. (Blanka Marková)

Misure speciali sono state annunciate anche in Grecia, ma sembra non riguardino tutti gli operatori della cultura (Nicholas Karachalis). Alcuni lavoratori stanno cercando di lanciare una petizione online affinché venga istituito un Fondo destinato agli artisti, per unirsi ed esibirsi online, che ricevono un aiuto per offrire l’intrattenimento. (Nikos Chrysogelos)

In Portogallo il Ministero della Cultura ha approvato un Fondo di emergenza da 1 milione €, mentre la Fondazione Calouste Gulbenkian ne ha lanciato uno ancora più grande, pare di 5 milioni €. Esiste anche una nuova piattaforma, finanziata privatamente, per inizializzare progetti culturali/artistici:

www.portugalentraemcena.pt/. (Mariana Mata Passos)

In Tunisia, i lavoratori della cultura si sono riuniti in un workshop nazionale e stanno procedendo in modo unitario per creare la rete di difesa “Covid-Art Alliance”. (Wafe Belgacem)

Il comune di Santa Pola, in Spagna, ha lanciato un’iniziativa per sostenere e rendere onore al lavoro degli artisti locali, offrendo al contempo cultura e intrattenimento per le persone che sono rimaste a casa.

www.culturasantapola.es/project/culturasantapolaencasa/

E ora, è tempo di dessert. Un proverbio italiano dice: non ti puoi mangiare le arti performative. Charlotte Barbera – Curatrice del progetto Il menù della poesia, non è assolutamente d’accordo. “Abbiamo avviato la nostra attività 10 anni fa, quando l’attore Marco Bonadei ha creato questo progetto. Ora siamo un gruppo di 23 persone con l’obiettivo comune di diffondere letteratura, poesia e teatro ovunque ci sia convivialità – principalmente in pub e ristoranti, ma anche in stazioni di servizio sull’autostrada … Una volta siamo stati persino a Parigi, presso l’ambasciata italiana, durante la Settimana della Cucina Italiana. Ci vestiamo da camerieri e proponiamo “cibo per la tua anima”. Puoi scegliere un “piatto” e noi lo “serviremo” per te. Per fare qualcosa di realmente utile in questo periodo, nel rispetto della nostra identità, abbiamo deciso di lanciare un’iniziativa di beneficenza chiamata Contagi (di) versi: ogni giorno pubblichiamo un menù diverso sui social media e le persone possono “ordinare” il loro “piatto di poesie” tramite il telefono. I proventi dell’iniziativa saranno destinati all’Ospedale Papa Giovanni XXIII, il principale ospedale di Bergamo, una delle città più colpite dal virus, d’Italia e d’Europa. Fino ad ora, in un paio di settimane, abbiamo raccolto 5.000 €  e il nostro primo obiettivo è di raggiungere i 7.000 € “. Il menù della poesia al momento si esibisce in italiano, inglese, francese, spagnolo e polacco.

Il Menu della Poesia

Dona all’Associazione Culturale Il Menu della Poesia

IBAN: IT18L0306909606100000157367

Causale: “Donazione supporto emergenza Covid-19”

 

Dalla discussione, molto ricca, sono emersi alcuni punti chiave di riflessione:

  • i lavoratori della cultura, a seguito della forte precarizzazione del lavoro nel settore che dura da anni, necessitano di un sostegno economico importante per la messa in sicurezza sociale;
  • i fondi di solidarietà – come ad esempio quello promosso dalla “European Cultural Foundation” – devono essere stanziati soprattutto per sostenere le organizzazioni culturali più piccole, che animano con la loro attività il tessuto sociale;
  • i centri culturali, almeno quelli che operano su proprietà pubbliche, dovrebbero congelare l’affitto in questi mesi di inattività;
  • la gestione di Programmi e Fondi per i progetti culturali dovrebbe essere resa flessibile, così da consentire che le attività già pianificate possano essere realizzate in seguito, dopo la fine dell’attuale crisi;
  • il settore culturale sta rispondendo in molti modi costruttivi all’attuale emergenza – come nel caso del Menù della Poesia –, e si dovrebbe garantire maggiore visibilità pubblica a queste valide iniziative.

Segui il nostro prossimo episodio nella diretta Facebook di questo venerdì 8.04.2020 alle 15.00 CET su Facebook all’indirizzo @cooperativecity.org sul tema: la risposta dei centri sociali e ricreativi di comunità all’emergenza COVID-19.

 

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