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Cooperative City in Quarantine #4: SPAZI DI COMUNITA’- IT

Episodio #4: Centri di Comunità e network ONG Attive (ACTive NGOs)

È ormai chiaro a tutti che l’epidemia di Coronavirus ha cambiato le abitudini quotidiane di tutti noi, e il modo in cui le persone vivono la propria comunità e il proprio quartiere. Cosa possono fare i centri comunitari e le ONG per continuare a offrire i loro servizi e riuscire ad aiutare chi ne può trarre un beneficio, soprattutto in questo momento di difficoltà?

L’8 aprile 2020 Levente Polyák (Budapest), urbanista, ricercatore e consulente politico di Eutropian, ha moderato la 4^ sessione di Cooperative City in Quarantine, una tavola rotonda live dedicata ai centri comunitari e alle ONG, a come questi stanno rettificando i loro metodi di lavoro nel corso di questa crisi. L’episodio ha visto ospiti del settore provenienti da tutta Europa, rappresentanti e attivisti da cinque città e partner del progetto ACTive NGOs (rete URBACT):

  • Irina Vasilijeva (Riga) – Coordinatrice del progetto ACTive NGOs
  • Petra Marcinko (Dubrovnik) – Laboratorio d’Arte Lazareti, Coordinatrice del gruppo locale di stakeholder
  • Tom Goodridge (Brighton) – Responsabile per il coinvolgimento della comunità, Consiglio comunale di Brighton & Hove
  • Jackie Rana (Brighton) – BELTA (Bristol Leaseholders And Tenants Association)
  • Marc Bassols (Santa Pola) – Coordinatore del gruppo locale di stakeholder
  • Maria Tiilikkala (Espoo) – Coordinatrice per la Cooperazione delle ONG, città di Espoo

I centri comunitari d’Europa stanno vivendo in questo momento, probabilmente, una situazione simile rispetto alle condizioni in cui si trovano a lavorare, impegnativa e totalmente nuova. Le sedi di comunità, solitamente utilizzate come spazi di incontro e di scambio fra individui e organizzazioni, si trovano ora a non poter ospitare alcuna attività e hanno dovuto chiudere le loro porte. Ma le comunità, che normalmente si organizzano intorno a questi luoghi, ora più che mai avrebbero bisogno di poter usufruire di servizi sociali e culturali. Qual è la situazione nel vostro paese e nelle vostre città?

Irina Vasilijeva – Lavoro per il comune di Riga. In Lettonia lo stato di emergenza è stato prolungato fino al 12 maggio, ma per metà del tempo lavoro ancora in ufficio. Al momento la Lettonia non conta molti casi: 577 dall’8 aprile. E poiché nella nostra cultura il contatto fisico non è molto frequente, siamo piuttosto bravi a mantenere le distanze e ad evitare la folla.

Petra Marcinko – Lavoro per il Laboratorio d’Arte Lazareti di Dubrovnik. Qui ci sono solamente circa 60 casi e i croati, in generale, sono rispettosi delle regole. Molti cittadini si sono uniti agli operatori della protezione civile, pattugliano la città per assicurarsi che le persone stiano bene e non agiscano in modo irresponsabile.

Tom Goodridge – Sono Responsabile per il coinvolgimento della Comunità, faccio parte del Consiglio comunale di Brighton & Hove. Lavoro da casa e sono anche in auto-isolamento. Ho contratto il virus ma, fortunatamente, in forma lieve. Nel Regno Unito ci sono circa 60.000 casi e migliaia di morti. C’è da sottolineare che la risposta del nostro paese è stata lenta. Tuttavia, siamo stati subissati da atti di gentilezza provenienti da organizzazioni di base e da singoli cittadini.

Jackie Rana – Sono uno degli amministratori fiduciari della BELTA (Bristol Estate Leaseholders And Tenants Association). Dato che le comunicazioni relative alle restrizioni sono state piuttosto scarse per molti membri della nostra comunità, mi sono assicurata che avremmo avuto un approccio reattivo, che saremmo stati pronti a fare tutto il possibile per gli strati più vulnerabili della società.

Marc Bassols – A Santa Pola, il comune in cui lavoro, al momento non disponiamo di dati locali precisi. In Spagna la situazione è terribile, con oltre 140.000 casi, e la maggior parte delle persone che lavora in questo settore è in smart-working.

Maria Tiilikkala – Attualmente sono a Helsinki, ho lasciato Espoo da più di due settimane. In molti qui, sia del comune che delle ONG, lavoriamo da casa. Al momento in Finlandia ci sono misure severe di prevenzione del contagio e alle persone non è consentito lasciare la regione in cui si trovano. Ci sono circa 2.500 casi nel paese, la maggior parte dei quali è nell’area della capitale, il 10% a Espoo. Fortunatamente la maggior parte sono lievi e il nostro sistema sanitario sta gestendo bene la situazione. Si prevede che l’isolamento nel paese dovrebbe finire verso metà maggio. Qui abbiamo avuto una risposta molto positiva in termini di solidarietà e relazioni sociali. I finlandesi non sono famosi per la voglia di socializzare con i vicini, ma le cose ora stanno cambiando: ci si è resi conto che questa vicenda coinvolge tutti, le persone stanno facendo del loro meglio per sostenersi l’uno con l’altro.

Helpline attivata a Espoo, Finlandia

Levente Polyák – A Budapest la situazione è piuttosto tranquilla, le restrizioni attualmente non sono molto rigide, anche se sono previste misure più severe. La maggior parte dei casi di Coronavirus si concentrano nell’area della capitale, e una conseguenza spiacevole della situazione è stata la dichiarazione dello stato di emergenza da parte del governo. Il che ha comportato una sovrascrittura delle ordinanze locali e dunque una limitazione dei poteri del Consiglio comunale. Molti comuni si trovano così a dipendere da decisioni centralizzate piuttosto che avere accesso diretto alle risorse locali.

Potete parlarci delle sedi di comunità e delle organizzazioni con cui lavorate, di come vi siete adattati alla condizione di blocco e isolamento?

Irina Vasilijeva – La Casa delle ONG di Riga è una struttura guidata dal Comune che funziona come centro culturale, ed è la sede di diverse ONG. Quando è stato proclamato il blocco nessuno sapeva cosa fare. Abbiamo organizzato un incontro con le ONG e già un paio di giorni dopo siamo riusciti a fare un webinar per discutere di come passare all’attività online, offrendo consulenza in merito alle procedure burocratiche per le ONG – poiché queste ogni anno devono presentare un rapporto fiscale in aprile. La partecipazione è stata molto attiva, ma ripeteremo questi webinar poiché non siamo riusciti a raggiungere tutte le ONG. Questo ha creato un carico ulteriore di lavoro e le persone si sentono perse e stanche. Abbiamo perciò avviato anche delle iniziative per il benessere psicologico degli operatori di questo settore. Verso metà maggio, speriamo, la situazione ci consentirà di tornare lentamente alle nostre attività consuete. Ma ci siamo già resi conto che quest’anno avremo un’estate davvero insolita e un autunno molto stancante, poiché ci troveremo a seguire tutte quelle attività che sono state rinviate.

Petra – Il complesso di Lazareti e il Centro Giovanile sono entrambi vuoti ora, ciò che facciamo qui di solito è creare legami a favore della comunità locale. Ogni organizzazione che ci lavora lo ha fatto con lo scopo iniziale di prestare assistenza alla comunità: noi abbiamo fornito scudi protettivi e mascherine stampati in 3D, giovani lavoratori e psicologi hanno introdotto l’offerta di servizi on line e sono stati attivati corsi di formazione. Il tessuto economico di Dubrovnik è attualmente piuttosto instabile per l’assenza di turismo, sarà quindi molto difficile tornare a lavorare l’anno prossimo per questi centri. D’altro canto, stiamo facendo del nostro meglio per dimostrare che queste ONG svolgono un ruolo molto importante nella costruzione e nel benessere della comunità, speriamo di ricevere dei finanziamenti adeguati per le nostre attività.

 

La ONG Futura di Dubrovnik ha stampato 2000 scudi protettivi con tecnologia 3D

Marc Bassols – A Santa Pola il Consiglio comunale ha reso disponibile un elenco di numeri utili in cui è indicato cosa offrono le associazioni e le ONG ai cittadini, e ha organizzato eventi culturali on line per far sentire le persone meno sole e stressate.

Venendo al digitale, è stata facile la transizione per voi e le vostre comunità locali?

Irina Vasilijeva – Non è stata certamente una transizione agevole, ma ora le cose stanno iniziando a funzionare. Il problema maggiore non è la digitalizzazione in sé, piuttosto è una questione di mentalità (mindset). Dobbiamo capire quali attività, sia come ONG che come Comune, possono essere portate avanti on line anche dopo la fine del blocco.

Petra Marcinko – Direi che il passaggio dal piano ‘fisico’ a quello ‘virtuale’ sta funzionando bene, e sta avvenendo in modo relativamente veloce. Abbiamo anche raccolto dei contributi riguardanti ricordi e abitudini quotidiane della nostra comunità, e abbiamo organizzato una mostra online – speriamo possa essere utile per il benessere psicologico dei cittadini, per farli sentire meno soli e parte di una comunità attiva e solidale.

Jackie – Rispetto all’accesso alle risorse online, uno dei problemi maggiori è che ci sono persone che non hanno possibilità di usufruirne in modo facile e continuativo. Abbiamo distribuito dei volantini, per informare del fatto che il nostro centro era lì per supportare tutti. Ma rispetto al digitale è stato un gigantesco processo di apprendimento, per tutti.

Marc Bassols – I principali centri di comunità di Santa Pola stanno faticando a passare ai servizi online, perchè le ONG sono tutte piccole e molte delle persone che ci lavorano non sono molto abituate a lavorare on line. Non sanno quindi come fornire i loro servizi in modo efficace. Il nostro Centro giovanile in questo è riuscito meglio, è stato in grado di connettersi maggiormente con i bisogni, avendo più competenza sui media. Il che dimostra, naturalmente, che è necessario investire maggiormente su questo genere di competenze, fare in modo che appartengano a tutti.

Nel corso della crisi economica dell’ultimo decennio molti attori della società civile e ONG sono riusciti a promuovere la propria rete di welfare locale. Dopo alcuni anni, iniziato a sanarsi il panorama economico, molte di queste ONG e il loro lavoro è stato dimenticato. In questa circostanza accade nuovamente che gli organismi della società civile siano spesso più rapidi dei governi e dei comuni nel fornire nuovi servizi e nel proteggere i membri più vulnerabili delle loro comunità. Come possiamo assicurarci che questa volta la loro importanza venga ricordata anche quando l’economia tornerà a crescere?

Petra Marcinko – Ci siamo resi conto che dobbiamo comunicare meglio con il governo, informando di bisogni e questioni locali. Dobbiamo educare il governo a tenere presente l’importanza del nostro lavoro, affrontando la questione dei tagli ai finanziamenti. In molti ricordano la guerra qui, conoscono l’importanza di servizi come il nostro, poiché al tempo dell’emergenza lo Stato non aveva i mezzi e il tempo per supportare le comunità locali e, soprattutto, i gruppi sociali svantaggiati.

 A Riga ci si può registrare su http://www.paliec-majas.lv per soddisfare specifici bisogni, trovando servizi utili nei dintorni 

Jackie – Abbiamo buone relazioni con il Consiglio e con gli attori chiave, quelli in grado di intervenire in tempi rapidi. È stato quindi più facile di quanto pensassimo. La tenuta di Bristol a Brighton, è uno spazio polifunzionale che offre corsi, servizi alla comunità e anche residenze d’autore. Io stessa sono un’artista, sono diverse le aree di attività in cui sono coinvolta. È successo tutto improvvisamente, così abbiamo dovuto adattarci molto rapidamente, ma siamo riusciti ad affrontare la sfida. Attualmente stiamo utilizzando lo spazio principalmente come centro di distribuzione alimentare e siamo molto contenti di essere riusciti a mobilitare tanti volontari da tutta la città, così da poter offrire supporto alla cittadinanza al meglio.

Tom Goodridge – Nell’area est di Brighton abbiamo circa 12 risorse per la comunità. Fra le ONG della zona, BELTA è stata la più veloce a mobilitarsi, poiché fra molti altri gruppi ci sono state problematiche legate alla fiducia e a una collaborazione difficile, il che non è stato certamente d’aiuto. Come ha detto Jackie, inoltre, l’accesso al digitale non è uguale per tutti, per cui i loro servizi abituali hanno raggiunto meno persone del solito. A livello di Comune siamo solo sopraffatti da un pesante carico di lavoro, e su questo la burocrazia ha un grande impatto, poiché giorno dopo giorno riceviamo nuove disposizioni e talvolta dichiarazioni contrastanti. BELTA ha avuto, invece, libertà di movimento molta maggiore e capacità di agire in modo rapido a livello locale. Mi auguro che da questa esperienza si raccolga la prova del fatto che i comuni devono ascoltare e supportare di più i servizi offerti dai centri di comunità, riconoscendogli una conoscenza maggiormente approfondita delle esigenze locali. È anche vero che stiamo sperimentando qualcosa di nuovo: nelle ultime settimane abbiamo avuto modo di conoscere una nuova generazione di cittadini più giovani e attivi che non avevamo occasione di incontrare spesso.

Il Whitehawk FC di Brighton e Guernsey è riuscito a raccogliere oltre £ 1.770 a favore delle proprie associazioni di beneficenza, colpite dal Coronavirus, giocando la sfida cancellata BetVictor – Isthmian League on line.

Gli spazi fisici possono essere utilizzati in diversi modi per ospitare “servizi di emergenza”, come distribuzione di cibo,  laboratorio di stampa 3D per mascherine e altri mezzi utili di protezione. Questi luoghi possono diventare la sede fisica in cui si organizzano mostre online, e quelli provvisti di un’area esterna potrebbero concedere alle persone, potenzialmente, un po’ di tempo  all’aperto (da soli) su richiesta. In che modo le sedi di comunità, le reti di ONG e i comuni possono supportare il coordinamento delle attività di volontariato che stanno emergendo?

Maria Tiilikkala – Lavorando a livello comunale a Espoo, opero a stretto contatto con le ONG, ho quindi uno sguardo su entrambe le parti. Abbiamo molte sedi diverse di ONG. Il nostro gruppo di coordinamento è molto attivo e, personalmente, sono molto soddisfatta di vedere persone tanto attive e che dimostrano di sapersi adattare assai rapidamente al cambiamento. La priorità è stata la distribuzione del cibo per servire gli anziani e tutti coloro che vivono nell’isolamento. Sono i volontari a svolgere la maggior parte del lavoro: Espoo è una città di grandi dimensioni in Finlandia e, a causa della burocrazia, il Comune è stato inevitabilmente più lento. Dobbiamo imparare a lavorare più velocemente per risolvere problemi immediati. Uno di questi è la comunicazione: ci sono molti stranieri a Espoo e stiamo facendo del nostro meglio per evitare ciò che è accaduto in molte comunità straniere in Svezia in cui, purtroppo, ci sono stati molti casi di morte – in parte a seguito della mancanza di informazioni rapide e adeguate indirizzate a persone che non parlano la nostra lingua. Abbiamo creato un helpdesk online che dal 7 aprile è in funzione, lavorano via chat 25 persone che rispondono al telefono in 15 lingue. Era chiaro a tutti che avremmo fatto tutto questo insieme: un segnale molto positivo, e un lato interessante della crisi.

Irina Vasiljeva – In Lettonia abbiamo un’iniziativa importante legata alla consegna del cibo. Stiamo selezionando volontari, ma dobbiamo naturalmente formarli e controllarli prima che possano iniziare a supportare gli altri, per cui serve tempo. Stiamo facendo comunque molto per diffondere la voce e assicurarci volontari da tutto il paese. Le persone danno riscontro, penso quindi che stiamo facendo un buon lavoro.

Tom Goodridge – Il nostro gruppo di biblioteche offre un servizio di storie online per bambini, dal vivo o registrate. Stiamo inoltre programmando una “caccia alle uova di Pasqua” da fare online, e abbiamo lanciato delle proposte per creare nuove abitudini settimanali “di comunità” grazie a cui le persone possono ritrovarsi – a distanza, naturalmente. Ogni giovedì sera alle 20:00, ad esempio, applaudiamo gli operatori sanitari. La speranza è che queste iniziative rendano le persone maggiormente consapevoli di quanto sia importante costruire la comunità.

Petra Marcinko – Stiamo assistendo a un aumento del livello di consapevolezza rispetto alla situazione. Così attivisti e volontari più giovani si stanno avvicinando alle generazioni più anziane, ascoltando maggiormente i loro bisogni e facendo del loro meglio per prendersene cura. Penso che questo abbia contribuito in modo determinante, in realtà, a mantenere il numero dei contagi in città così basso.

Levente Polyák – Faccio parte di una fondazione, il Centro di Architettura Ungherese Contemporanea, che organizza eventi culturali nei cortili di edifici storici. Questa manifestazione si svolge solitamente ogni anno all’inizio di maggio.  Quest’anno, chiaramente, non saremo in grado di farla, abbiamo perciò ragionato su come trasporla on line, cercando di favorire la comunicazione e la cooperazione fra le persone, nella speranza che questo insegnerà loro qualcosa di più sull’importanza della cittadinanza attiva e collaborativa.

Guarda l’intero episodio!

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