SQUICITY – SPERIMENTARE LA FILIERA CORTA DEL CIBO A ROMA

Con la crescita del fenomeno dell’e-commerce, sempre più persone scelgono di acquistare ogni tipo di prodotto su internet. Squicity utilizza la piattaforma virtuale per fornire ai consumatori romani i prodotti della loro terra, rigorosamente provenienti da produzioni biologiche nelle provincie di Roma, Rieti e Viterbo. In quest’intervista Alfredo Morales, tra gli ideatori di Squicity, ci spiega quali sono i limiti e le potenzialità di un commercio di prodotti agroalimentari su piattaforma virtuale, non nascondendo la volatilità del web e il loro interesse nel contribuire, con Squicity, a dare una nuova faccia ai mercati romani. 

Che cos’è Squicity?

Squicity è sostanzialmente un e-commerce. Nasce dall’idea di tre agronomi che lavorano da anni nel settore dell’assistenza tecnica agli agricoltori nella zona dell’alto Lazio. E’ il risultato della presa di coscienza di una necessità sia dalla parte del produttore che del consumatore di avere un accesso al cibo più immediato, un cibo più tracciabile, a km 0. Partendo da questa idea, grazie alla nostra conoscenza del territorio e dei produttori abbiamo messo in piedi un portale grazie al quale il consumatore va sul sito, fa la sua spesa direttamente dai produttori, quindi scegliendo i prodotti, e li riceve comodamente a casa.  E’ un servizio nato per favorire tutte quelle persone che intendono fare una scelta di vita e andare a comprare il prodotto direttamente dall’agricoltore sul proprio territorio, non avendo la possibilità di farlo quotidianamente. In una città come Roma questo vorrebbe dire farsi 40 km per andare a comprare un cespo d’insalata o aspettare il mercatino della Coldiretti il sabato o la domenica. Con Squicity il consumatore può scegliere il prodotto direttamente online in totale trasparenza ricevendolo settimanalmente a casa.

Come funziona poi la distribuzione? Dall’ordine online come si arriva al prodotto a casa?

Noi riceviamo un ordine e contattiamo i produttori coinvolti. Può capitare per esempio che all’interno di un ordine ci siano tre o quattro diversi produttori. Dopo di che organizziamo il giro di raccolta e la consegna a casa. Per i prodotti freschi non facciamo stoccaggio, quindi vengono presi al mattino in azienda e consegnati in giornata a casa del cliente. Per i prodotti confezionati invece, come per esempio i legumi secchi, le passate di pomodoro o l’agri-birra artigianale e l’olio, facciamo dei piccoli stoccaggi mensili o semestrali a seconda del tipo di prodotto. E’ una filiera molto corta. Il meccanismo di consegna è molto veloce. I produttori e i clienti si trovano entro un’area di 150 km, nelle provincie di Roma, Rieti e Viterbo. Il concetto che abbiamo cercato di portare avanti è quello proprio di non fare lo stoccaggio dei prodotti freschi. Uno dei grossi pregi che ci riconosce il cliente è la freschezza dei nostri prodotti. Un’insalata raccolta la mattina e consegnata a casa due ore dopo è chiaramente un prodotto diverso rispetto a quello che si trova nei supermercati.

Rispetto ad altre iniziative romane come Zolle, cosa vi contraddistingue?

Innanzitutto, la scelta libera. Ad esempio diversamente da Zolle, che poi si è un po’ adattata a questo, noi abbiamo voluto riprodurre ciò che il cliente avrebbe fatto in una situazione normale.  Senza dare il pacchetto già fatto, noi proponiamo una libera scelta. Seconda cosa, noi offriamo la territorialità. Altri competitors prendono i prodotti un po’ ovunque e non sono strettamente legati al territorio. Noi abbiamo scelto di legarci quasi esclusivamente al territorio romano per due motivi: perché svolgiamo personalmente un lavoro di assistenza tecnica ai produttori, due di noi continuano a svolgere il lavoro di agronomi, uno è totalmente dedicato a Squicity e altri due di noi lavorano in campagna. Abbiamo quindi selezionato una produzione su dei territori che conosciamo e su cui lavoriamo quotidianamente. Questo ci da anche un grosso vantaggio di sicurezza del prodotto. E’ una sorta di autocertificazione del prodotto. In tre anni di attività non abbiamo quasi avuto nessun reclamo.

Svolgiamo anche un’azione di sostegno ai produttori per creare un prodotto che sia più vendibile, migliorando il confezionamento e la logistica. Tre anni fa per esempio il produttore consegnava della carne confezionata nella carta che poi scolava sangue, quindi siamo riusciti a introdurre delle vaschette.

Nonostante sia una realtà online, sembra che Squicity abbia costruito un rapporto molto personale con i clienti…

Sì, questo è un aspetto molto importante che ci contraddistingue. Noi utilizziamo l’online esclusivamente come vetrina, come se fosse lo scaffale di un supermercato, come mezzo veloce per inviare l’ordine, e per avere delle informazioni in prima battuta sul tipo di prodotto e facilitare così il nostro lavoro e quello del cliente. Stare su internet serve anche per farci pubblicità. Dopo di che abbiamo fondato il tutto sul rapporto umano.  Abbiamo sempre ricercato fin dall’inizio il vecchio rapporto del cliente con il bottegaio sotto casa, che diventava il suo fiduciario. Teniamo molto in considerazione le necessità del cliente. Infatti, il lavoro di uno di noi è totalmente dedicato a questo e conosce perfettamente il cliente, creando quel rapporto confidenziale che c’era un tempo al mercato. Abbiamo un rapporto stretto e confidenziale sia con il consumatore sia con il produttore. E’ su questo discorso che abbiamo fondato Squicity.

Esiste però un gap generazionale. Per esempio, specialmente le persone più anziane che avrebbero bisogno della consegna a casa magari non sanno usare internet. Che soluzioni avete trovato per risolvere questo problema?

Premetto che la nostra cliente più anziana ha 84 anni. Fa la spesa settimanalmente per telefono. Noi quindi riceviamo gli ordini anche telefonicamente o per mail. Premesso questo, preferiamo sempre il mezzo internet. Il problema è la connessione cioè in che modo può arrivare a noi una persona che non sa usare internet? In passato abbiamo incontrato questo fenomeno facendo campagne pubblicitarie in cartaceo. Il cartaceo viene letto di più da una certa fascia di persone e sono arrivate a noi persone di una certa età. L’evoluzione sicuramente mira ad avere un punto fisico. Un punto che sia multifunzionale. Noi siamo partiti con l’online per creare una struttura molto leggera che non avesse costi fissi. Lavoriamo a casa e non abbiamo uffici grazie ai nostri IPad. Anche la fatturazione è online. Questo ha un pro e un contro. Abbiamo dei costi di gestione bassi e strettamente inerenti all’attività quotidiana, la consegna, i mezzi etc. Il contro è che siamo volatili. Non abbiamo un negozio, quindi non possiamo incontrare i clienti in un luogo specifico. L’evoluzione che ci piacerebbe è creare un punto multifunzionale che serva sia per il contatto diretto e vendita con il pubblico e che serva anche come punto di partenza per le consegne.

L’idea di inserire Squicity in un mercato è molto interessante. Un punto Squicity non è solo un punto di vendita personale ma nascerebbe un’interazione con altri venditori per fare di quel mercato un fulcro per le consegne a domicilio su Roma.

Per quanto riguarda i consumatori, chi sono e da dove vengono?

La fascia d’età più recettiva va dai 30 ai 55/60 anni. Il nostro acquirente è maggiormente una donna. La donna fa una spesa più continuativa, più concreta e basilare. L’uomo mediamente spende di più, ordina più sporadicamente e ordina cose a più alto tasso di colesterolo. Scherzi a parte, è vero che gli uomini ordinano prodotti più particolari mentre le donne magari ordinano verdura, frutta, una spesa più basilare insomma. Per quanto riguarda l’estrazione sociale, questa è più o meno medio alta. La nostra spesa minima è di 30 euro e lo scontrino medio ad oggi si aggira intorno ai 60 euro. In realtà c’è una fascia culturale oltre che economica. E’ tutta gente molto attenta al discorso del cibo, che fa scelte informate. La grossa differenza tra fare la spesa online e fare la spesa al mercato è proprio questa, cioè cambia il punto di partenza. Tre anni fa la verdura la vendevamo poco perché concettualmente la gente non pensava a collegarsi online e comprare l’insalata. L’acquisto del cibo è più scontato. Scendo sotto casa, vedo un insalata, mi piace e la compro. Vedo dei pomodori che sono belli e rossi e li prendo. Su internet non è così. Su internet compri in base alle informazioni, in base alla scheda tecnica del prodotto, come faresti per comprare dei vestiti o delle scarpe online. E così con Squicity il cliente può fare la spesa in base alle informazioni che noi forniamo sulla produzione del prodotto. Il salto culturale è elevato e ci vuole un consumatore pronto a recepire questo discorso. Quindi nel profilo del nostro cliente rientra l’estrazione culturale, la capacità di fare questo passaggio.

Un’altra cosa che ci differenzia dai nostri competitors è che noi facciamo una consegna informata, fatta da agronomi. Per scelta non abbiamo affidato la consegna ai fattorini proprio per creare quel rapporto di fiducia con il consumatore, che al momento di consegna ti fa delle domande alle quali un agronomo riesce a rispondere con professionalità e esperienza.

Una volta che avremo accesso al mercato, riusciremo anche a confrontarci con persone che fino ad ora non abbiamo mai incontrato. Il punto fisico servirebbe anche a questo.

Per quanto riguarda i produttori, quali sono le credenziali per cui vengono scelti per fare parte del progetto di Squicity?

Si tratta sicuramente di un prodotto non industriale. Non scegliamo quindi produttori che fanno grossa produzione industriale. Non li scegliamo perché i produttori che producono per le grandi distribuzioni hanno la logica del basso costo, ottimizzando sempre più a discapito della qualità, dell’impatto ambientale etc. I produttori da noi selezionati sono piccoli produttori che si trovano nell’area delimitata di nostra competenza, quindi le provincie di Roma, Rieti e Viterbo. Privilegiamo produttori che effettuano il ciclo chiuso, per cui tutte le fasi della filiera si svolgono all’interno della stessa azienda. E’ un discorso di più facile tracciabilità. Scegliamo sempre più l’agricoltura biologica certificata che è richiesta dal consumatore.

Quali sono le sfide future di Squicity?

Noi siamo aperti a tutto ciò che ci possa far evolvere. La nostra sfida futura è quella sicuramente di creare un punto fisico. Il discorso dei mercati è una cosa a cui abbiamo pensato diverse volte e ci interesserebbe approfondire. Abbiamo avuto un avvicinamento da parte di Confesercenti, ci avevano contattato per mettere in piedi un servizio all’interno dei mercati di Roma per svolgere la consegna a domicilio. Abbiamo fatto vari incontri ma nella fase decisionale sono spariti e non abbiamo saputo più nulla. C’erano dei problemi nell’organizzazione interna dei mercati. Questa iniziativa è più difficile di quanto non si possa immaginare.

In ogni caso ci auguriamo che possa nascere un punto Squicity che sia un punto di riferimento per noi e per il mercato. Il mercato deve cambiare faccia, deve diventare un posto dove consumare e fare la spesa. Il modello che ha vinto fino ad oggi è quello del centro commerciale dove volendo, puoi passare una giornata. Non dico di arrivare a quel livello, ma al mercato si dovrebbe poter fare sia la spesa che per esempio pranzare o prendere un caffè.

Intervista con Alfredo Morales del 18.07.2016 di Eleonora Rugiero e Cosima Malandrino.

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